La Straniera

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Telegram
 
 
Oggi mi è capitato di discutere con una ragazzina (dico ragazzina, dopo aver visto il suo profilo) che voleva sapere qualcosa sulla politica russa, in questo periodo.
 
Perché io ero, a suo parere, “una persona seria.”
Non vivendo in Russia da 30 anni, una mia opinione, ovviamente, ce l’ho. Ma non voglio discutere qui della politica,  vorrei dire due parole su come noi, esseri mani, ci vediamo. Sugli stampi e cliché mentali.
 
Chi va a vivere in un altro paese (le strade della vita sono infinite) spesso è visto soltanto in funzione della sua provenienza. Il timbro “straniero” resta per sempre, vuoi perché ti scappa una errore della sintassi, vuoi perché non parli con uno dei tanti accenti regionali, vuoi perché coloro che sanno da dove provieni non sono in grado di vedere in te una persona, un pari, un uguale, un essere umano, al di là delle diversità culturali e linguistiche.
Un individuo che incontri, in quel momento, si sente una cellula di un unico tronco d’albero, e tu chi sei, la tenera foglia che si è appiccicata alla corteccia…?
Per altri sei un motivo di esaltare la tua nazione (perché “qui va tutto male” 🙂
 
La ragazzina (per farmi piacere?) mi scrisse di sentirsi da sempre una russa, e nominò alcune località russe che a lei suonerebbero famigliari.
Si aspettava da me delle esclamazioni di gioia.
 
Se avessi guardato prima la sua foto avrei le fatto lo sconto dell’età e dei cliché culturali. Ma non lo feci e le risposi che, secondo me, l’anima – l’anima, l’essenza di una persona, ciò che si è reincarna, ciò che viaggia nei secoli, nei paesi diversi, nei mondi stellari – non ha una nazionalità. Ne sono convinta. Ne prova tante, di nazionalità, da aver alla fine perduto il concetto della nazionalità in senso stretto.
 
Nasci in un certo paese perché il tuo compito nella vita che si apre richiede certe conoscenze e abilità. E poi c’è la questione della famiglia, devi incontrare i tuoi “concatenati karmici” inseriti in un certo quadro politico e culturale, il migliore per farti risolvere alcuni compiti.
 
Io mi sono anche stufata di portare il timbro di una straniera, vista “in funzione della provenienza da…”. Scrissi che il concetto della nazionalità può servire in un certo contesto, ma se parliamo dell’anima, un’anima matura è una cittadina del mondo, solo che è emersa in un brodo culturale della sua ultima incarnazione… Apriti cielo, la ragazza mi rispose che sono una fredda e senza emozioni.
 
Ma che ci posso fare se non mi sento straniera?  Ricordo con amore le mie origini ma mi sento un’Anima, quella che viaggia nei mondi?
 
 
Torna in alto