E dunque, l’ultima frontiera della scienza (quella infernale) è collegare l’umanità a internet con il pensiero tramite i nanorobot innestati nel cervello.
Lo dice il sito https://notiziescientifiche.it/ci-collegheremo-ad-internet-col-pensiero-tramite-nanorobot-innestati-nel-cervello-secondo-scienziati/?fbclid=IwAR2Au8bWpFUK7pPSvnpXHcyGnj_9VXi-u1kivkggOb4RJ_f6onE7qTTd59I
La chiamano Brain/Cloud Interface (B/CI) la futuristica tecnologia, non più vista come qualcosa di appartenente solo alla fantascienza, grazie alla quale le persone potranno un giorno avere un accesso istantaneo a tutti i dati su Internet, sostanzialmente buona parte di tutte le conoscenze umane, attraverso il pensiero.
Se questa “scienza” (che evidentemente, sta realizzando la nuova schiavitù digitale su ordine dei “padroni del vapore” ) avesse solo ammesso che noi non siamo soltanto dei pezzi di carne da innestarci dentro le nanopolveri ed altre cosette “smart”, avrebbe potuto realizzare (o farsi venire un’idea, almeno) che siamo già da sempre tutti collegati tramite il pensiero, siamo collegati a quell’immenso piano che unisce tutti gli uomini, di tutti i paesi e credo. Si chiama noosfera, ed è il termine coniato da Vernadsky nel 900.
Qualcuno poi ha fatto degli studi ed ha allargato il concetto, supponendo che in realtà, siamo collegati al campo torsionale che è la sede di tutte le conoscenze e di tutti i fatti dell’umanità (conosciuto anche con il nome “gli archivi akashici”). Internet è anche una raccolta della spazzatura digitale, volete metterlo accanto ai fatti e alle conoscenze vere???
Pure il pensiero umano ha la natura torsionale.
Non so voi, io non voglio che nel mio cervello una vocina parli di ciò che devo credere e fare.
Io voglio conoscere soltanto ciò che è vero, ovvero le leggi dell’Universo.
Ciò che è sempre stato, che io ci sia o no.
E voglio vedere sopra di me le stelle che hanno fatto sognare i miei antenati per millenni, e non un drone wirelesse alimentato da 5 o 7G, o la pubblicità di un nuovo farmaco trasmesso dal cosmo in forma olografica.
Peccato che la gente non abbia ancora capito la portata del pericolo che ci minaccia tutti (in nome del “progresso”)